A pochi giorni dall’uscita del white paper dedicato al retail, vogliamo rivolgere lo sguardo a quel canale che in Italia si sta sempre più consolidando come strumento complementario allo store fisico: l’e-commerce, che negli Stati Uniti sta facendo strage di negozi e centri commerciali.
Nonostante l’e-commerce B2C in Europa cresca del 15% anno su anno, sappiamo anche che in Italia in nove casi su dieci il consumatore italiano si informa sul web prima di fare un acquisto, ma poi si reca al punto vendita per finalizzarlo.
Sia come strumento informativo sia come canale di acquisto, l’e-commerce è uno strumento fondamentale per chiunque venda prodotti o servizi.
Le attività di un e-commerce partono proprio dall’integrazione tra i diversi sistemi e applicazioni: database esterni, CRM, CMS, ERP, sistemi di Business Intelligence, piattaforme di email advertising devono saper dialogare tra loro, in una continua condivisione e aggiornamento di dati e informazioni, per evolvere l’ecosistema in termini di conoscenze e abilità.
L’integrazione permette la sincronizzazione dei dati sul singolo cliente, creando un tessuto unico e superando una visione a compartimenti stagni. Non si tratta di mera utilità gestionale degli strumenti, ma di implementazione di tecniche avanzate di marketing. La sincronizzazione dei dati prepara infatti il terreno alle attività di segmentazione e profilazione di un e-commerce: in poche parole, convertire dati e informazioni sul destinatario in comunicazioni personalizzate e rilevanti, con un potenziale di conversione in acquisto esponenzialmente maggiore.
Se un utente non riesce a trovare un prodotto, quell’utente non può comprarlo. Banale ma non troppo, se parliamo di user experience design, quella disciplina che si occupa della progettazione dell’esperienza utente.
Se tutti i siti hanno bisogno di una buona ed efficiente user experience, gli shop online ne richiedono una ancora migliore, visto il tipo di servizio offerto: l’interfaccia di uno store online deve mettere l’utente a proprio agio, eliminando qualsiasi fonte di disturbo o di dubbio che possa distoglierlo dal completare l’attività.
La UX è sempre migliorabile. Per partire, rimandandoti poi agli esperti di Ninja Academy per approfondire la materia, puoi iniziare prestando attenzione alle pagine più importanti del tuo e-commerce. Ricorda che:
Un’enorme fetta di potenziali acquisti rimane in sospeso: secondo l’ultima ricerca di Baymard, il 69,23% dei carrelli viene abbandonato. Significa che su 100 potenziali clienti, 69 mettono da parte il prodotto e accantonano l’idea di acquistarlo, nel peggiore dei casi dimenticandosene.
Di conseguenza, per alcuni e-commerce sarà importante riproporre al cliente i prodotti consultati (o qualcosa di affine in catalogo), per altri sarà decisivo offrire uno sconto sulla spedizione (per divenire gratuita oltre una certa soglia di spesa). Questo insieme di azioni, già lo saprai, prende il nome di remarketing, per la cui definizione è fondamentale affidarsi a un sistema di Marketing Automation, grazie a cui è possibile mettere a punto un flusso automatizzato che si innesca all’avverarsi o meno di determinati eventi.
Il web è unico perché non ha limiti geografici, ma per trarne vantaggio serve migliorare il posizionamento. Inserire centinaia o migliaia di prodotti in un sito web non farà decollare il traffico. Serve fare SEO. Ecco allora alcuni suggerimenti.
LE RICERCHE DI MERCATO
Un’approfondita ricerca di mercato ti aiuta a identificare cosa funziona, cosa non funziona e quali sono le lacune che puoi colmare. Per i siti di e-commerce, sono due le attività fondamentali:
ON-PAGE SEO
Per curare e migliorare la SEO di un e-commerce, ci sono cinque punti da tenere bene a mente: